“A Zacinto” è una poesia scritta da Ugo Foscolo nella quale il poeta esprime il suo dolore per la morte di un amico e nello stesso tempo esalta la bellezza dell’isola di Zante (o Zacinto).
Tra le figure retoriche presenti nella poesia vi sono (in rigoroso ordine alfabetico):
Allitterazione: “dove l’onda batte e l’aura serena” (v. 2), “volga il ciglio all’Italia” (v. 6), “e in ciel sereno le stelle” (v. 17), “che i venti e il tempo serbano” (v. 23), in cui si ripetono gli stessi suoni consonantici;
Anastrofe: “l’arene, le coltrici, gli orti” (v. 9), dove l’ordine sintattico tipico della lingua italiana viene invertito per ottenere un effetto di enfasi;
Antitesi: “tra la morte e la vita, tra la colpa e l’errore” (v. 3), dove due parole di significato opposto vengono messe a confronto;
Ipallage: “l’onda che muore sulla spiaggia” (v. 1), dove il participio “che muore” si riferisce all’onda, ma il verbo “muore” si riferirebbe correttamente al soggetto “onda” invece di “spiaggia”;
Metafora: “le nostre vite van con l’onde al vento” (v. 20), dove la vita umana è paragonata alle onde del mare che vengono portate dal vento;
Enjambement: “Là dalle sacre tenebre, / Tra l’ire de’ Numi” (v. 11-12), dove il significato di una frase prosegue nel verso successivo, senza che ci sia una pausa a fine verso;
Personificazione: “s’ode fra frondi garrule” (v. 14), dove le fronde degli alberi vengono personificate e descritte come se stessero parlando.
Queste figure retoriche contribuiscono a creare un’atmosfera di malinconia e tristezza, ma anche di esaltazione della bellezza dell’isola di Zacinto.
Redazione